🎬 Come liberarsi da social e media?
Altro che 1984: il libro del 1932 alternativa a Orwell
Perché rivedere Paprika oggi?
La soluzione: natura e silenzio?
🎼 futuro fortissimo raccoglie
Note 🎵 e Strumenti 🎸 su
Natura, Tecnologia, Uomo
per capire la musica del futuro
esce su Substack il 10, 20, 30 di ogni mese
🌎 ff.118.1 Il Mondo Nuovo
Quasi tutti conoscono il libro 1984, Orwell e The Big Brother: il controllo della società con il controllo dell’informazione, con la censura.
Ma se il “mondo nuovo” fosse invece quello di Brave New World?
Aldous Huxley già nel 1932 dipingeva un’altra società distopica: quella in cui una “spezia” controlla mentalmente la popolazione.

Ecco l’alternativa alla censura: inzuppare il vero in un caos di contenuti (anche generati da intelligenza artificiale); ributtarla nel “simulacro di stimoli” che il cervello deve capire (👨💻 ff.64.4 Matrix e materia).
Una spezia, una droga: quella dei media, dei feed TikTok da cui non riusciamo a togliere lo sguardo, moderni gladiatori nel Colosseo (“panem et circenses” di Giovenale sotto steroidi).
🌶️ ff.118.2 Paprika - Sognando un sogno パプリカ (2006)
Paprika (una spezia) è il titolo del film-capolavoro di Satoshi Kon, che ho visto recentemente.
Connette altri punti del viaggio mentale della scorsa uscita, 🎼 ff.117 Viviamo in una simulazione.
Il regista dipinge la pericolosità di un mondo digitale (ma anche società moderna) in cui tutto può coesistere: internet (ma anche un grattacielo) dove ogni tab-schermata (ma anche piano) è una possibilità.
Alla ricerca di un cesso, a Hong Kong sono entrato in un grattacielo. A caso, ho schiacciato il 17 in ascensore. All’aprirsi delle porte, i miei polmoni sono stati inebriati da eugenolo: ero in un piano di soli dentisti.
E’ stata un’altra conferma della realtà non-lineare, elettronica, quantistica in cui viviamo. In cui realtà parallele coesistono sovrapposte come piani di un grattacielo.

Ecco il deserto - spazio senza punti di riferimento - dipinto in Paprika, dove sfilano tutti i nostri miti, i nostri simboli.
Un deserto di segni senza un senso univoco: ombrelli, per pioggia o sole?
🌳 ff.118.3 La cura: albero e silenzi?
Come “staccarsi” da questa droga, da questa spezia?
A Hong Kong, ho reagito correndo una maratona.
Non tanto per coprire i famigerati 42.196 km, o per una medaglia; ma per trovare il tempo necessario per tornare ad annoiarmi.
Per staccare dai continui stimoli della città (un enorme social network) e ascoltare quanto succedeva dentro di me.
Insomma, ritrovare la mia “groundedness”, le radici e punti fissi del mio essere: corsa, podcast e cibo semplice (banane).
E riascoltare le canzoni più importanti.
Dove vai, albero? Così in alto
Che ogni germoglio è meno saldo da terra
E ogni foglia è meno forte
E destinata a cadere poco più su delle radici
E tutte queste braccia spalancate verso il cielo
E quelle dita affusolate perché combattono contro questa gravità
Perché combattono contro questa gravitàNa na, contro questa gravità, na na
Eugenio in Via di Gioia, Albero
E in tutta questa musica, ritrovare il silenzio. Come quello di 273 secondi (anche gradi Kelvin) di John Cage.
