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🍌 Oggi parleremo principalmente di un libro, di 4.000 settimane.
Questo libro, scritto dal giornalista del Guardian Oliver Burkeman ha ridefinito il mio anno.
Tutto sotto controllo? Il 2022 è stato l’anno del controllo, delle to-do-list, dell’ottimizzare ogni aspetto della mia vita. Ad esempio, ho costruito un workspace Notion per controllare attività sportive, alimentazione, produttività e attività sportive.
Poi, però, una serie di delusioni:
Relazionali (son cose private),
Lavorative (respinto, dopo 5 colloqui con Ark Invest per una posizione perfetta per i miei interessi)
Sportive (il mezzo Ironman al freddo, nella giornata più piovosa di tutto l’anno)
L’anno è stato pieno di ansia, di nuovi obbiettivi sempre più grandi, di una crescente incapacità di uscire da schemi mentali.
E’ stato un climax iniziato coi lockdown, con il troppo tempo isolato con me stesso e le ansie connesse all’incertezza del domani (i dettagli del DPCM, la malattia di un caro): da qui, l’urgenza di cogliere l’attimo, pianificare, spremere ogni istante.
Fino a che l’arancia, o meglio la banana, non era che un agglomerato di fibre indigeribili.
Fino al libro di cui parleremo oggi.
☑️ ff.44.1 La fallacia moderna del tempo a contenitori
4000 settimane si apre con un excursus storico. Nel Medioevo, quando il tempo non era misurabile, tutte le attività umane erano dettate dai ritmi naturali. Non aveva senso tentare di ottimizzare la raccolta delle mele (magari con KPIs o analisi di mercato): bisognava aspettare che maturassero. Così, la mungitura delle mucche.
Oggi, invece, il tempo è un flusso continuo, fatto di minuti, ore, giorni. Il tempo è, oggi, un nastro trasportatore che non si ferma mai, con scatole da riempire ad ogni ora, che altrimenti finiscono inutilizzate. Sprecate. Tim Urban, non a caso, visualizza le 4000 settimane così:
E allora ecco il sorgere di deadlines, di metodi Pomodoro 25-5, di guide sulla produttività (che sono esplosi dopo la pandemia, non è così?).
♾️ ff.44.2 L’infinitudine là fuori
Se anche esistessero queste caselle, come mai potremmo riempire scatole finite con gli infiniti oggetti (ed esperienze) che ci circondano?
Il mondo digitale non aiuta:
L’alternativa a come dedicare il proprio tempo, a dove andare in vacanza, a quale film guardare è pronta nella prossima storia Instagram, nel prossimo articolo online, nella prossima recensione TripAdvisor.
Le alternative sono propinate in TikTok da 15 secondi e in feed infinite, dove se anche proviamo a riempire una scatola con qualcosa, a focalizzarci su un’esperienza, qualche secondo dopo siamo su un’app diversa, con un pensiero diverso, provando a incastrare altro.
Burkeman sostiene che l’ansia della scelta, del definire una casella, sia inscindibile, filosoficamente, con il concetto di “essere” e “esistenza” di Heidegger.
Per superare l’ansia del nostro presente, serve quindi accettare la propria finitudine e la finitudine del mondo reale, che differentemente ai mondi virtuali, ai metaversi, sono gli unici che possono realmente concretizzarsi ed “essere”.
🏠 ff.44.3 Stabilirsi stabilizza
Deciso? Non a caso, decidere ha la stessa radice di uccidere e di recidere. Tagliare. Rimuovere opportunità.
Non sappiamo farlo, ogni tipo di commitment, di impegno, di legame ci fa paura. E’ un escludere altre opportunità.
Che poi questo messaggio non è che sia nuovo, eh. Kierkegaard (parente intellettuale stretto di Heidegger) ne parlava già nel 1843 (che è distante da noi quanto il 2201). Pensate che nel 2201 qualcuno si ricorderà di questa newsletter?
La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all'alternativa di una "possibilità che sí" e di una "possibilità che no" senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell'altro.
Søren Kierkegaard, Aut-aut
Però, c’è da dire che Kierkegaard - donnaiolo mai placato - non aveva Tinder. Altrimenti chissà quanti libri in più avrebbe scritto.
🖼️ ff.44.4 Sprecare 3 ore davanti a un quadro
Uno dei messaggi del libro è che la continua ricerca di nuovi stimoli e di ottimizzazione del tempo è per sottrarci all’ansia dello stare fermi. E’ un modo per non pensare alla nostra essenza, alla nostra finitudine, alla nostra mortalità.
Così, l’autore riporta un compito che Jennifer Roberts, insegnante di storia dell’arte ad Harvard, assegna ogni anno ai suoi studenti: fissare un quadro per tre ore.
Certe forme d'arte impongono vincoli temporali al loro pubblico in modo piuttosto ovvio: quando guardi, ad esempio, un'esibizione dal vivo de Le nozze di Figaro o una proiezione di Lawrence d'Arabia, non hai altra scelta che dedicare all'opera il tuo tempo.
Oliver Burkeman, Come fare per avere più tempo? Time management per comuni mortali
Nota personale. Non so voi, ma sempre più spesso mi trovo a non finire un film. A lasciarlo a metà. “Lo finirò dopo” mi dico, catturato dall’ansia di fare altro.
4️⃣ ff.44.5 4 modi per trovare una cura
Mi piace proporre soluzioni, dopo aver definito un problema. L’autore suggerisce:
Attività ateliche (come camminare, coltivare hobby, attività senza un fine ultimo e in cui non si può “fallire”)
Fissare obbiettivi ragionevoli e finiti (lavoro a 🎼ff per mezz’ora, poi ho fatto il mio per oggi!)
Tenere una done-list (per ricordarci quanto abbiamo già raggiunto)
Evitare di forzare il carpe diem: focalizzarsi eccessivamente sul vivere il momento è esso stesso una fallacia, come pensare di addormentarsi pensando intensamente al prendere sonno.
👋 E con questo è tutto per questa fortissima settimana!
🔜 Nel prossimo ff parleremo di 2022 e 2023!
A presto, Michele
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